Che bella testimonianza, grazie per averla condivisa! Anche se non ci si è conosciuti in questa vita, la storia di chi ci ha preceduto si riflette sulla nostra, e non la si dimentica più 💖
Devo aggiungere che la tua ricerca mi ha fatto molto riflettere su come noi oggi (a guerra finita) leggiamo tutto con troppa velocità, dando per scontate certe adesioni a ideologie. Risalire alle condizioni di vita dell'epoca è quindi doveroso, per capire che cosa può avere motivato i giovani di ieri, e se sarà la stessa cosa che motiverà quelli di domani... 🤔
Uh! Sollevi un punto spinosissimo. Che cosa può motivare oggi? Forse se conoscessimo la risposta non saremmo a questo punto, a domandarci come mai le persone giovani, o almeno tante di loro, sono distanti da ciò che noi riteniamo importante. Noi, appunto. Non ho risposte, su questo punto, solo domande. Ancora grazie!
Grazie Anna per aver condiviso questo tuo importante pezzo di storia familiare. Proprio da poco, mentre ero in Sardegna dai miei, io e mia mamma abbiamo cercato di ricostruire gli anni che mio nonno ha vissuto in prigionia in Etiopia durante la guerra: una storia che le figlie hanno conosciuto solo per aneddoti, anche perché mio nonno sembrava scegliere solo gli episodi più coloriti – chissà quanta sofferenza invece non ha mai raccontato e che occasione persa, per noi, di capirlo meglio.
Mentre ti leggevo, poi, non ho potuto fare a meno di pensare a tutte le storie di resistenza che si stanno scrivendo oggi su scala globale, spinte da domande simili a quelle che scrivi: continuiamo ad avere la responsabilità collettiva di tramandarle, ora che è anche più facile di un tempo documentarle.
Alice, grazie a te per aver raccontato di tuo nonno: evitare, minimizzare, stemperare, riderci su: quante tecniche per non soffrire e farci soffrire dettate da cuori grandi! Ma quelle e le altre storie di resistenza in effetti sono un po’ quello che ci dà forma. Con Roberta (@Tostoini) più sopra abbiamo detto proprio la stessa cosa: è responsabilità nostra tramandarle, fare in modo che non vengano inghiottite da una comoda e cieca indifferenza: poi ognunə ne fa quel che può e vuole. E infine sì, queste storie resistenti si mescolano a quelle di oggi e mi piace pensare a tutto ciò come a una corrente sotterranea che si rigenera continuamente. Grazie 😊
Io ho iniziato a pensare spesso qualche anno fa a quante storie delle famiglie non si raccontano per un benintenzionato ma malinteso senso di proteggere un'infanzia, un'innocenza. Ho iniziato a pensarci quando mio padre - rendendosi conto che stava iniziando a perdere sia la memoria che la parola - ha deciso di scrivere tutto quello che si ricordava della sua infanzia a Marsala sotto i tedeschi e poi i bombardamenti alleati prima dello sbarco, e poi dell'immediato dopoguerra. Un sacco di storie che non conoscevo un po' un po' perché chiaramente c'era tanto trauma a cui non si voleva più pensare, un po' per proteggere noi che siamo nati in tempo di pace e non abbiamo conosciuto né fame né privazioni. Solo che poi le persone muoiono, e se quelle storie non le hai tramandate muoiono anche le storie. Raccontiamole quelle storie, perché se si deve morire a sedici anni per fare un mondo nuovo, si può anche sentirle a sedici anni.
"Se si deve morire a sedici anni per fare un mondo nuovo, si può anche sentirle a sedici anni": sei andata dritta al cuore della faccenda. Uno strumento che possiamo lasciare in mano alle persone più giovani possono essere proprio le storie: se le lasciamo morire, moriranno con loro anche le idee corrispondenti. E poi le storie sono quelle che chiunque cerca nei film, nelle serie tv, nelle canzoni, nei fumetti... quelle della Resistenza contengono tutti gli ingredienti che servono: battaglia, sangue, armi, passione, orgoglio, senso di rivalsa... Dovremmo parlarne ;) Grazie, sai!
Esatto! Magari non è uguale per ogni persona e non sempre da giovane sei nelle condizioni di capire quale eredità ti sta venendo consegnata, ma penso sia importante a prescindere fare la prima parte, cioè trasmettere. Poi cosa fa chi ascolta con quella storia, è la parte sua.
Rifletto con gli occhi lucidi sul tema di sempre "quanto coraggio e consapevolezza avrei avuto, io, in quegli anni". Guardo i ragazzi di oggi e mi faccio domande su quanto una speranza riesca a motivarli.
Grazie per questa riflessione sulle motivazioni profonde che possono aver spinto tanti giovani ad unirsi al movimento partigiano
Grazie a te per queste parole. Ho scavato per me ma anche perché mia figlia e mio figlio sappiano da dove vengono.
Stamperò il tuo scritto e lo farò leggere a mio figlio. Grazie ancora!
Che onore! Grazie 💜
Che bella testimonianza, grazie per averla condivisa! Anche se non ci si è conosciuti in questa vita, la storia di chi ci ha preceduto si riflette sulla nostra, e non la si dimentica più 💖
Esatto, e non ci lascia più, anche se a volte ce la dimentichiamo o la nascondiamo sotto montagne di altre cose. Grazie Patrizia :)
Devo aggiungere che la tua ricerca mi ha fatto molto riflettere su come noi oggi (a guerra finita) leggiamo tutto con troppa velocità, dando per scontate certe adesioni a ideologie. Risalire alle condizioni di vita dell'epoca è quindi doveroso, per capire che cosa può avere motivato i giovani di ieri, e se sarà la stessa cosa che motiverà quelli di domani... 🤔
Uh! Sollevi un punto spinosissimo. Che cosa può motivare oggi? Forse se conoscessimo la risposta non saremmo a questo punto, a domandarci come mai le persone giovani, o almeno tante di loro, sono distanti da ciò che noi riteniamo importante. Noi, appunto. Non ho risposte, su questo punto, solo domande. Ancora grazie!
grazie! Uno splendido modo per ricordare, anche chi non abbiamo conosciuto. Grazie
Grazie a te!
grazie a te :)
Grazie Anna per aver condiviso questo tuo importante pezzo di storia familiare. Proprio da poco, mentre ero in Sardegna dai miei, io e mia mamma abbiamo cercato di ricostruire gli anni che mio nonno ha vissuto in prigionia in Etiopia durante la guerra: una storia che le figlie hanno conosciuto solo per aneddoti, anche perché mio nonno sembrava scegliere solo gli episodi più coloriti – chissà quanta sofferenza invece non ha mai raccontato e che occasione persa, per noi, di capirlo meglio.
Mentre ti leggevo, poi, non ho potuto fare a meno di pensare a tutte le storie di resistenza che si stanno scrivendo oggi su scala globale, spinte da domande simili a quelle che scrivi: continuiamo ad avere la responsabilità collettiva di tramandarle, ora che è anche più facile di un tempo documentarle.
Alice, grazie a te per aver raccontato di tuo nonno: evitare, minimizzare, stemperare, riderci su: quante tecniche per non soffrire e farci soffrire dettate da cuori grandi! Ma quelle e le altre storie di resistenza in effetti sono un po’ quello che ci dà forma. Con Roberta (@Tostoini) più sopra abbiamo detto proprio la stessa cosa: è responsabilità nostra tramandarle, fare in modo che non vengano inghiottite da una comoda e cieca indifferenza: poi ognunə ne fa quel che può e vuole. E infine sì, queste storie resistenti si mescolano a quelle di oggi e mi piace pensare a tutto ciò come a una corrente sotterranea che si rigenera continuamente. Grazie 😊
Io ho iniziato a pensare spesso qualche anno fa a quante storie delle famiglie non si raccontano per un benintenzionato ma malinteso senso di proteggere un'infanzia, un'innocenza. Ho iniziato a pensarci quando mio padre - rendendosi conto che stava iniziando a perdere sia la memoria che la parola - ha deciso di scrivere tutto quello che si ricordava della sua infanzia a Marsala sotto i tedeschi e poi i bombardamenti alleati prima dello sbarco, e poi dell'immediato dopoguerra. Un sacco di storie che non conoscevo un po' un po' perché chiaramente c'era tanto trauma a cui non si voleva più pensare, un po' per proteggere noi che siamo nati in tempo di pace e non abbiamo conosciuto né fame né privazioni. Solo che poi le persone muoiono, e se quelle storie non le hai tramandate muoiono anche le storie. Raccontiamole quelle storie, perché se si deve morire a sedici anni per fare un mondo nuovo, si può anche sentirle a sedici anni.
"Se si deve morire a sedici anni per fare un mondo nuovo, si può anche sentirle a sedici anni": sei andata dritta al cuore della faccenda. Uno strumento che possiamo lasciare in mano alle persone più giovani possono essere proprio le storie: se le lasciamo morire, moriranno con loro anche le idee corrispondenti. E poi le storie sono quelle che chiunque cerca nei film, nelle serie tv, nelle canzoni, nei fumetti... quelle della Resistenza contengono tutti gli ingredienti che servono: battaglia, sangue, armi, passione, orgoglio, senso di rivalsa... Dovremmo parlarne ;) Grazie, sai!
Esatto! Magari non è uguale per ogni persona e non sempre da giovane sei nelle condizioni di capire quale eredità ti sta venendo consegnata, ma penso sia importante a prescindere fare la prima parte, cioè trasmettere. Poi cosa fa chi ascolta con quella storia, è la parte sua.
Sì, sono proprio d’accordo con te. Grazie
Grazie
Brividoni 🥰
Rifletto con gli occhi lucidi sul tema di sempre "quanto coraggio e consapevolezza avrei avuto, io, in quegli anni". Guardo i ragazzi di oggi e mi faccio domande su quanto una speranza riesca a motivarli.
Grazie Annamaria, davvero.
Grazie a te, ma, visto il mondo che lasciamo loro, mi interrogo prima su cosa posso fare io, sulla motivazione che spesso manca a me.